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The Facebook emotion experiment: abuso o scienza?

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Orwell

In futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”. La famosa frase attribuita all’artista Andy Warhol capeggia sulle mura del New York Museum of Modern Art e non si discosta molto dalla realtà. Tra il fenomeno reality show e i social network, tutti noi ricerchiamo volontariamente l’esposizione mediatica, nutrendo più o meno incosapevolmente il nostro bisogno di essere al centro dell’attenzione. In un’epoca in cui la nostra vita, i nostri pensieri, le nostre emozioni sono così irresponsabilmente esposte al pubblico, quali rischi corriamo? Forse non era poi così fantasiosa la società descritta da George Orwell in 1984, dove il Grande Fratello sapeva e vedeva tutto. In effetti un grande fratello esiste ed è stato investito di tale ruolo proprio da noi: Facebook

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Esperimento
 

Recentemente si è sentito molto parlare e soprattutto criticare il così detto “Facebook emotion experiment”, ricerca promossa da Facebook che consisteva nel manipolare ad hoc i feed di 700.000 utenti di FB per scoprire come i meccanismi delle risposte emozionali cambiassero adattandosi ai contenuti condivisi da altri.
In seguito alla pubblicazione dei risultati dell’esperimento, la reazione del pubblico non è stata delle migliori. Questa volta Facebook ha superato il limite? E’ moralmente corretto e accettabile “manipolare le emozioni” per fini di ricerca? Un simile esperimento ha effettivamente una valenza scientifica incisiva? Per trovare alcune di queste risposte, riflessioni e spunti su questo argomento tanto controverso leggete l’articolo pubblicato originariamente su dev.mikamai.com. In fin dei conti, tutto ha un prezzo da pagare. A volte dobbiamo solo scoprire quale.


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